Nel Salento
il sole vi bacia tutto l’anno. Il fascino dell’arte, l’ottima cucina mediterranea e l’ospitalità sincera
Un mondo di Arte e Cultura
Non crederete ai vostri occhi: in Salento paesaggi d’incanto circondano i borghi storici e le città d’arte.
Tradizioni da Scoprire
una storia millenaria trasuda dalle mura di cattedrali, basiliche e santuari, scrigni di opere d’arte e rifugi per l’anima.
« … Ma, prima di lasciare questo che è il lembo della nostra penisola, gettiamo sul Salento uno sguardo d’insieme: esiste infatti una fantasia del Salento, uno spirito di questa terra. È una terra quasi tutta piana, con le capanne dei pastori dette pagliare, a forma di cappello conico, quasi piccolissimi trulli. Le costruzioni coniche orientaleggianti sembrano essere nella Puglia del sud la forma più naturale dell’architettura. E la pianura su cui sorgono è tutta marina, spazzata dai venti tra mare e mare. I riverberi, i luccichii, i soffi dei due mari sembrano quasi incontrarsi a mezz’aria; così tutto si presenta lucido, come se fosse avvicinato da un effetto ottico, ed insieme ingannevole. Sembra anche d’essere sul mare se si alzano gli occhi, contemplando le nuvole, che galoppano velocemente tra l’Adriatico e l’Ionio. Il Salento è una terra di miraggi, ventosa; è fantastico, pieno di dolcezza; resta nel mio ricordo più come un viaggio immaginario che come un viaggio vero »
(Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1957)
IL SALENTO
Il Salento, (in salentino: Salentu) noto anche come penisola salentina e conosciuto come Tacco d’Italia, è una regione storico-geografica italiana coincidente con la parte meridionale della regione amministrativa della Puglia, tra il mar Ionio ad ovest e il mar Adriatico ad est.
Gli abitanti dell’area, che comprende l’intera provincia di Lecce, quasi tutta quella di Brindisi e parte di quella di Taranto, si distinguono soprattutto per caratteristiche glottologiche rispetto al resto della attuale regione amministrativa pugliese. Da un punto di vista storico il Salento ha fatto parte per molti secoli dell’antica circoscrizione denominata Terra d’Otranto.
Nei borghi si svelano le botteghe artigiane di cartapesta e pietra leccese e sulla tavola stanno tutti i sapori del Salento, da accompagnare con ottimo vino locale: la “tria”, pasta fatta in casa preparata con i ceci, saporite verdure selvatiche e dolci prelibati come il “pasticciotto” dal cuore di crema e lo “spumone”, ottimo gelato artigianale.
Il paesaggio presenta molti elementi caratteristici. L’agro salentino è quasi ovunque coltivato, e la vegetazione arborea è per lo più costituita da distese di ulivi secolari, dai tronchi contorti e di grandi dimensioni. La proprietà terriera è generalmente suddivisa in piccoli appezzamenti, separati dai tipici muretti a secco. La pietra è da sempre utilizzata anche per realizzare diverse costruzioni a secco, utilizzate dai contadini per riposare o per riporvi gli attrezzi da lavoro. Tali costruzioni (definite a seconda delle zone furnieḍḍi, pajare, ecc.) sono più simili ai nuraghi sardi che ai trulli pugliesi.
Numerose sono le masserie fortificate risalenti per lo più al XVI, XVII e XVIII secolo. I paesi, in genere poco popolosi, hanno un aspetto tipicamente mediterraneo e sono caratterizzati dal bianco intenso delle costruzioni che li rende abbacinanti nelle giornate di sole. In un paesaggio orograficamente poco caratterizzato, essi spiccano quindi rispetto alla campagna, dominata dal colore rossiccio di un terreno dove è alta la presenza di ferro, a differenza della Puglia centro-settentrionale, dove invece questa colorazione sanguigna è molto più rara. Da un punto di vista cromatico il mare assume una colorazione blu scuro se osservato dalla alte scogliere a strapiombo sul mar Adriatico, e più tenue ma vario nelle sue sfumature (verde smeraldo, verdino, celeste, ecc.) se osservato dalle spiagge sabbiose o dalle basse scogliere del mar Ionio. Lungo le coste di entrambi i mari, i centri abitati non sono numerosi; è però possibile ammirare le numerose ed antiche torri costiere di avvistamento, di forma quadrangolare o circolare, costruite nel corso dei secoli per difendersi dall’arrivo delle orde piratesche.
IL PAESAGGIO
ENOGASTRONOMIA
La cucina salentina è caratterizzata da numerosi piatti tipici, soprattutto a base di verdure e pesce, ed è accompagnata da famosi e pregiati vini DOC come il Primitivo di Manduria o il Negroamaro.
Fra gli alimenti più tipici si distinguono i pezzetti, uno spezzatino di carne di cavallo al sugo piccante, e la pitta di patate, una pizza bassa di patate contenente una gran quantità di ingredienti vegetali, quali cipolle, rape, pomodoro. Tipico anche il pane con le olive chiamato puccia e, per quel che riguarda la gastronomia “da passeggio”, il rustico, una sfoglia sottile cotta in forno contenente un impasto di besciamella, di mozzarella, pomodoro, pepe ed occasionalmente noce moscata. Altro alimento tipico di tutta la regione Puglia, sono le friseddhe o frise, ciambelle di pane biscottato fino ad una consistenza di grande durezza, realizzato spesso con grano d’orzo e tagliato a metà cottura in senso orizzontale, che va ammorbidito mediante breve immersione in acqua e quindi condita con olio, sale e pomodoro.
Diffuse anche sono le pittule (o pettule), frittelle di forma grossolana ripiene di rape, fiori di zucca, baccalà o senza ripieno che si gustano inzuppate nel vino cotto. Sono preparate soprattutto d’inverno.
Molto rinomata è la pasticceria, più simile a quella siciliana che alla pugliese, in cui si distinguono il pasticciotto leccese, il fruttone, le bocche di dama, la pasta di mandorla, lo spumone salentino.
Degno di nota è anche il “biscotto cegliese”,candidato per il riconoscimento di prodotto tipico DOP,a base di mandorle tostate,uova e scorza di limone,con varietà ripiena di marmellata di amarene o melecotogne e ricoperto da una glassa a base di zucchero e di cacao,con mandorle provenienti rigorosamente da Ceglie Messapica.
Di particolare interesse antropologico sono l’ormai estinto fenomeno del tarantismo, una forma isterica di straordinario impatto scenico, e l’invece rimontante culto per la pizzica, la musica tradizionale e battente che un tempo accompagnava i riti di guarigione delle tarantate, cioè delle donne che si credeva fossero state morse dalla tarantola. In realtà, si trattava di un originale modo di manifestarsi dell’isteria. L’antropologo Ernesto de Martino condusse degli storici studi sul fenomeno, poi confluiti nel classico testo “Viaggio nella terra del rimorso”.
Nella pizzica pizzica tradizionale si balla in coppia. La coppia non necessariamente deve essere formata da individui di sesso opposto: abbastanza comunemente danzano insieme due donne, mentre al giorno d’oggi è sempre più raro osservare due uomini ballare insieme, nonostante in passato la danza fra due uomini fosse molto più frequente di quella fra un uomo ed una donna. Un esempio di danza tra due uomini è riscontrabile, però, ancora oggi nella tradizione ostunese, dove è comune vedere due uomini a ballare, dove uno dei due impersona, o meglio, imita ironicamente, il ruolo della donna.
Una menzione particolare merita la tradizionale pizzica-scherma (detta anche “danza delle spade”, ballata alla festa di San Rocco il 16 agosto a Torrepaduli), in cui la pizzica assume ancor più chiaramente la forma di colonna sonora di uno psicodramma, di tipo maschile e “guerriero” piuttosto che femminile e “sensuale”.
Negli ultimi anni quello della pizzica e della revisione formale del tarantismo, ormai svuotato dei suoi connotati antropologici tradizionali, in forme musicali contaminate e moderne ha assunto dimensioni di fenomeno culturale, al punto da farne il più caratteristico e famoso dei segni di riconoscimento del Salento, che esporta ormai ovunque, quasi come marchio di fabbrica, questa forma musicale.
TRADIZIONI MUSICALI
Uno dei territori sicuramente più affascinanti e per molti versi più caratteristici ed ospitali del Belpaese è il ”Tacco d’Italia”, il Salento, circoscritto tra il mare Adriatico ed il mar Ionio.
Compresa nei territori delle provincie di Lecce, Brindisi e parte di quella di Taranto, la penisola salentina è un’esplosione di colori, sapori, atmosfere e culture millenarie che qui si sono fuse dando vita ad una terra bellissima, piena di storia.
Il territorio è per lo più pianeggiante, la “piana messapica”, con alcune basse colline nella parte settentrionale, rappresentate dalle “basse Murge” ed in quella meridionale, le “Serre salentine”.
Un territorio il cui clima mediterraneo umido ha favorito per secoli una fiorente attività agricola, con un paesaggio caratterizzato da ulivi secolari in appezzamenti divisi dai tipici muretti a secco, al cui interno sono state realizzate le “pajare”, costruzioni in sasso più simili ai nuraghi sardi che ai tipici trulli pugliesi presenti poco più a nord.
Il Salento è stato colonizzato in antichità dai Messapi, una popolazione di origine greca, che rimase per secoli in conflitto con i “cugini” dell’antica città greco-spartana di Taranto, che alla fine la spuntarono, fondandovi alcuni avamposti militari.
L’arrivo dei romani nella Messapia, la “terra tra i due mari”, portò strade, traffici commerciali nuove città e porti, tra cui quello di Brindisi, che divenne particolarmente importante per le destinazioni verso la Grecia e l’Oriente.
In epoca medioevale il territorio venne infeudato dai Longobardi e dai Bizantini, oltre che dai Saraceni, che si stanziarono a macchia di leopardo sul territorio per periodi più o meno lunghi.
Con l’arrivo dei Normanni, il Salento, che prese il nome di “Terra d’Otranto”, si arricchisce ulteriormente di centri prestigiosi, tra cui la città di Lecce, che divenne in breve il centro più importante della penisola e sede del Regno di Federico II di Svevia.
Anche altre città, come Brindisi e Oria, vennero profondamente toccate dalle novità portate dagli svevi, con l’ampliamento delle roccaforti esistenti e la costruzione di nuove strutture difensive per combattere le incursioni sempre più frequenti dei saraceni.
Mentre le lotte per il potere sul territorio dominarono i secoli successi, tra guerre, distruzioni, assedi e matrimoni combinati, sotto il dominio aragonese la costa salentina si arricchì di centinaia di torri d’avvistamento per prevenire le incursioni dei pirati turchi, che durarono fino al ‘500.
Da questo secolo in poi, pur diventando marginale nelle strategie dei dominanti spagnoli e borbonici, il Salento visse un periodo di fiorente attività artistica e culturale, soprattutto a Lecce, che divenne uno dei più importanti centri del barocco italiano.
Anche le campagne della penisola, benché in molte sue parti ancora paludose e malariche, videro modificare la sua struttura rurale, con l’avvento dei latifondi; la bonifica del territorio con la conquista definitiva di terreni per l’agricoltura arriverà comunque solamente durante il ventennio fascista.
Tra le principali caratteristiche che identificano la terra salentina sicuramente il più rilevante è il paesaggio architettonico, che si rifà a quello delle città greche per la predominanza assoluta delle case bianche “a calce”, senza tetto, soprattutto nelle cittadine di campagna e della costa.
I centri storici sono invece caratterizzati dal tipico barocco leccese, che identifica le facciate esterne di chiese e palazzi trasformati usando la tipica pietra locale, dal caldo colore giallo rosa, facendole assomigliare a tanti arazzi scolpiti.
La struttura urbanistica di molti centri storici dei borghi salentini, sia marinari che dell’entroterra, è caratterizzata dalle case bianche le une appoggiate alle altre, con gli infissi di porte e finestre dai colori cangianti tipici dell’area mediterranea, da stretti vicoli dove spiccano qua e là le “corti”, i palazzi nobiliari e le chiese baroccheggianti in pietra viva.
L’intero territorio è contenuto dalle sue coste, ampie e sabbiose soprattutto sul Mar Ionio, con acque azzurre trasparenti; la parte che guarda l’Adriatico è invece più rocciosa, con spettacolari scogliere a picco sul mare.
Il tratto di costa salentina comprende numerosi centri che sono oggi importanti località balneari, meta di un turismo massificato non solo italiano che rappresenta una delle più importanti risorse economiche del territorio.
Altrettanto importante per l’economia, ma anche il la bellezza paesaggistica, sono le distese di alberi d’olivo delle campagne, spesse secolari, inserite tra l’altro dal FAI nell’elenco dei cento luoghi italiani da salvare.
Inutile elencare le città salentine piene di suggestione e bellezze artistiche, col rischio di dimenticarne qualcuna; ovunque si viene rapiti dalla bellezza dei posti e dall’atmosfera che vi regna, come quella che si ritrova nelle innumerevoli chiese campestri basiliane d’epoca medioevale, spesso contenenti affreschi di notevole bellezza, o come i vari castelli, torri d’avvistamento e masserie sparse un po’ ovunque nel territorio salentino.
Tra le tante tradizioni di cui la popolazione locale fa un vanto, quella della “taranta” o “pizzica” è forse il più importante; musica e balli a ritmi forsennati e quasi isterici che conquista il pubblico che, quasi sempre, rimane coinvolto emotivamente e “fisicamente”.
Riscoperta in anni recenti, questa particolare forma musicale ormai svuotata dei suoi connotati antropologici tradizionali, ha assunto la dimensione del fenomeno culturale, diventando il più caratteristico elemento della salentinità, quasi come marchio di fabbrica.
Non è da meno la gastronomia salentina, caratterizzata da numerosi piatti tipici, soprattutto a base di pesce e verdure, così come i suoi grandi vini Primitivo di Manduria, Negroamaro e Rosato del Salento, oltre la coltivazione dell’olivo e quindi la produzione dell’olio, che ha una tradizione antichissima.
Tantissime le iniziative folkloristiche che ogni paese organizza nel corso dell’anno, molte delle quali in occasione delle ricorrenze religiose, amate da una popolazione particolarmente devota, ma anche legate alle tradizioni tipiche del territorio salentino; tra le più importanti il Festival del Cinema Europeo, il Salento Film Festival e la Notte della Taranta, tanto per citarne qualcuna, con un richiamo internazionale rilevantissimo per numero di persone e qualità degli spettacoli.
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